Mali: impegno per evitare vittime civili negli scontri militari

Mentre proseguono gli attacchi militari delle forze francesi, Amnesty International ha chiesto a tutte le parti coinvolte nel conflitto armato del Mali di garantire che i civili siano protetti.

Col sostegno francese, l’11 gennaio l’esercito del Mali ha lanciato una controffensiva nei confronti dei gruppi armati islamisti, per impedire la conquista delle citta’ meridionali.

‘Vi e’ il concreto timore che gli scontri possano dar luogo ad attacchi indiscriminati o altri attacchi illegali in zone in cui i membri dei gruppi armati islamisti sono mescolati alla popolazione civile’ – ha dichiarato Paule Rigaud, vicedirettrice di Amnesty International per l’Africa. ‘Le forze che prendono parte agli attacchi armati devono a ogni costo evitare bombardamenti indiscriminati e fare il massimo per evitare vittime civili’. Continua a leggere

Haiti tre anni dopo il terremoto: situazione catastrofica per la popolazione

Tre anni dopo il terremoto ad Haiti, la situazione degli alloggi nel paese resta devastante, con centinaia di migliaia di persone che si trovano ancora in rifugi precari. Amnesty International ha chiesto alle autorita’ haitiane e alla comunita’ internazionale di considerare la questione degli alloggi in via prioritaria.

Il terremoto di Haiti del 12 gennaio 2010 causo’ 200.000 vittime e rese senza tetto 2,3 milioni di haitiani. Attualmente, gennaio 2013, 350.000 persone vivono nei 496 campi distribuiti su tutto il paese.

Secondo le testimonianze raccolte da Amnesty International ad Haiti, le condizioni di vita nelle tendopoli stanno peggiorando: si registra una forte difficolta’ di accedere all’acqua, ai servizi igienici e ai sistemi di raccolta dei rifiuti, circostanze che hanno contribuito alla diffusione di malattie infettive, come il colera. Le donne e le ragazze rischiano stupri e altre forme di violenza sessuale.

Come se non bastasse essere esposti all’insicurezza, alle malattie e agli uragani, molte persone che vivono nelle tendopoli sono costantemente a rischio di essere sgomberate con la forza.

Dopo il terremoto, oltre 60.000 persone hanno subito sgomberi forzati dalle tendopoli. Secondo l’Organizzazione internazionale per le migrazioni, oltre 80.000 haitiani che vivono in campi allestiti prevalentemente su terreni privati rischiano lo sgombero.

Nell’aprile 2012, le autorita’ haitiane hanno annunciato un Piano nazionale sugli alloggi, che individua una serie di priorita’ per la costruzione di nuove abitazioni senza specificare in che modo i piu’ poveri potranno avere accesso ad alloggi adeguati e in condizioni economicamente sostenibili. Il piano non prevede alcun impegno contro gli sgomberi forzati.

Mesi prima, nell’agosto 2011, grazie al sostegno dei donatori internazionali, il governo haitiano aveva lanciato un programma per trasferire i residenti di 50 tendopoli in 16 nuove strutture residenziali, attraverso un incentivo per famiglia di 500 dollari per 12 mesi e 25 dollari per i trasporti. Le famiglie avrebbero dovuto fare una trattativa privata coi proprietari.

Il progetto ha aiutato alcune famiglie ma gli incentivi troppo bassi hanno impedito a molte altre di trasferirsi e accedere a una soluzione abitativa di lungo termine. Anche le famiglie che ne hanno beneficiato temono cosa potra’ accadere alla fine degli incentivi, poiche’ non saranno in grado di pagare l’affitto. Gia’ oggi, sono a malapena in grado di dar da mangiare ai figli, per non parlare delle cure mediche, dell’istruzione e dell’abbigliamento.

Secondo Amnesty International, le iniziative del governo di Haiti sembrano piu’ interessate a impedire alle vittime del terremoto di vivere in luoghi pubblici piuttosto che a fornire loro alloggi sicuri. La partenza degli attori umanitari da Haiti, nel 2011, e la diminuzione dei finanziamenti hanno peggiorato le condizioni di vita nelle tendopoli. Solo una piccola parte dei fondi promessi dai donatori e’ stata assegnata a progetti edilizi.

Roma, 11 gennaio 2013

Attiviste Curde uccise a Parigi: John Dalhuisen chiede giustizia

Amnesty International ha sollecitato un’indagine rapida e approfondita sull’uccisione di tre attiviste curde, avvenuta ieri sera a Parigi.

Sakine Cansiz, tra i fondatori del gruppo armato Pkk (Partito dei lavoratori del Kurdistan), Fidan Dogan, rappresentante del Congresso nazionale curdo in Francia e l’attivista Leyla Söylemez, sono state trovate morte all’interno della sede dell’Ufficio d’informazioni del Kurdistan della capitale francese.

‘Dev’esserci giustizia per quelli che appaiono omicidi politici. Le autorita’ francesi dovranno rivoltare ogni pietra nel corso delle indagini e le autorita’ turche dovranno cooperare in pieno per portare i responsabili di fronte alla giustizia’ – ha dichiarato John Dalhuisen, direttore del Programma Europa e Asia centrale di Amnesty International.

Le uccisioni hanno avuto luogo mentre il governo turco e il Pkk avevano avviato negoziati di pace.

‘Entrambe le parti devono garantire che quanto accaduto a Parigi non pregiudichi i negoziati, che hanno l’obiettivo di porre fine a decenni di conflitto e di perduranti violazioni dei diritti umani’ – ha aggiunto Dalhuisen.

Da quando nel 1984 il Pkk ha preso le armi per chiedere maggiore autonomia, sono morte oltre 40.000 persone. A causa dei suoi attacchi contro le forze di sicurezza e i civili, il Pkk e’ considerato un’organizzazione terrorista dalla Turchia, dagli Usa e dall’Unione europea.
                                                  
Roma, 10 gennaio 2013

Amnesty chiede al presidente Obama di rimediare ai fallimenti sui diritti umani del suo primo mandato

Obama fallimento diritti umaniAlla vigilia dell’undicesimo anniversario del primo trasferimento di un detenuto nella base navale di Guantánamo Bay e dell’inaugurazione del suo secondo mandato presidenziale, Amnesty International ha chiesto al presidente degli Stati Uniti Barack Obama di riprendere in considerazione la promessa, fatta nel 2009, di chiudere il centro di detenzione e, questa volta, di impegnarsi a rilasciare i detenuti o a sottoporli a processi equi.

Oggi a Guantánamo vi sono ancora 166 detenuti. Dal 2002, il centro di detenzione ne ha ospitati 779, la maggior parte dei quali vi ha trascorso diversi anni senza accusa ne’ processo.  

Sette detenuti sono stati condannati dalle commissioni militari, cinque dei quali a seguito di accordi precedenti il processo sulla base dei quali hanno ammesso la colpevolezza in cambio della possibilita’ di essere rilasciati. Continua a leggere

Pena di morte: il voto delle Nazioni Unite mostra il crescente sostegno all’abolizione

Il voto con cui il 20 dicembre 2012 l’Assemblea generale delle Nazioni Unite ha approvato, con una maggioranza schiacciante, la risoluzione in favore di una moratoria sull’uso della pena di morte dimostra, per Amnesty International, il crescente sostegno globale verso l’obiettivo abolizionista.
 
Nella quarta risoluzione approvata dall’Assemblea generale dal 2007, 111 paesi hanno votato a favore (due in piu’ rispetto al 2010), 41 hanno votato contro e 34 si sono astenuti. Continua a leggere

Voto Onu su risoluzione mutilazioni genitali femminili

L’assemblea generale delle Nazioni Unite ha approvato una risoluzione sulle mutilazioni genitali femminili, passo accolto con favore da Amnesty International.

Voto onu mutilazione genitali femminili‘Questo e’ un momento importante per tutti coloro che sono impegnati nella lotta contro le mutilazioni genitali femminili e in particolar modo per tutte le ragazze e le donne che hanno subito questa pratica mostruosa’ ha dichiarato Jose’ Luis Diaz, rappresentante di Amnesty International presso le Nazioni Unite a New York.
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Grecia: richiedenti asilo e migranti perseguitati da operazioni di polizia ed estremisti di destra

La Grecia sta gravemente venendo meno ai suoi obblighi di rispettare i diritti umani di richiedenti asilo e migranti, ha dichiarato oggi Amnesty International pubblicando un nuovo documento.
Grecia, migranti
Ogni anno, decine di migliaia di migranti irregolari e richiedenti asilo provenienti da Medio Oriente, Asia e Africa attraversano il confine terrestre e marittimo con la Turchia alla ricerca di riparo, rifugio o soltanto di una vita migliore nell’Unione europea (Ue). Pochi tra loro la trovano in Grecia.
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Italia: lavoratori migranti nell’agricoltura

Sfruttamento lavoratori migranti in ItaliaL’Italia deve rivedere le politiche che contribuiscono allo sfruttamento dei lavoratori migranti e che violano il loro diritto a condizioni di lavoro giuste e favorevoli e all’accesso alla giustizia.

Lo ha dichiarato oggi Amnesty International, pubblicando un rapporto sullo sfruttamento dei lavoratori migranti nel settore agricolo italiano. Il rapporto si concentra su gravi forme di sfruttamento dei lavoratori migranti provenienti da paesi dell’Africa subsahariana, dell’Africa del Nord e dell’Asia, impiegati in lavori poco qualificati, spesso stagionali o temporanei, per lo piu’ nel settore agricolo delle province di Latina e Caserta.

Il rapporto sottolinea comunque che lo sfruttamento dei lavoratori migranti e’ diffuso in tutto il paese. Continua a leggere

Russia: condannato complice per uccisione giornalista

Anna PolitkovskayaLa condanna dell’assassino della giornalista russa Anna Politkovskaya e’ uno sviluppo accolto con favore, ma i pubblici ministeri non dovranno fermarsi finche’ i mandanti non saranno consegnati alla giustizia, ha dichiarato oggi Amnesty International.

L’ex poliziotto Dmitry Pavliutchenkov e’ stato giudicato colpevole e condannato oggi a scontare 11 anni di detenzione in una colonia penale di massima sicurezza.

L’inizio del processo ad altri cinque complici che insieme a Pavliutchenkov hanno pedinato e assassinato Politkovskaya e’ previsto per il marzo del prossimo anno. Continua a leggere

Sentenza Corte europea dei diritti umani su Europa nelle rendition della Cia

Amnesty International ha definito ‘storica’ la sentenza con cui oggi la Corte europea dei diritti umani ha giudicato responsabile l’Ex repubblica jugoslava di Macedonia (Macedonia) dell’arresto illegale, della sparizione forzata, della tortura e di altri maltrattamenti nei confronti del cittadino tedesco Khaled El-Masri, nonche’ del suo trasferimento in un luogo dove l’uomo subi’ ulteriori gravi violazioni dei suoi diritti umani. La Macedonia, inoltre, e’ venuta meno al suo obbligo di svolgere un’indagine efficace.

Per la prima volta, la Corte europea dei diritti umani ha stabilito la responsabilita’ di uno stato europeo per il coinvolgimento nei programmi segreti della Cia: secondo Amnesty International, la sentenza rappresenta ‘una pietra miliare contro l’impunita’’.

Rendition CIA
‘La sentenza conferma il ruolo avuto dalla Macedonia nei programmi di detenzione segreta e di rendition della Cia e costituisce un gran passo in avanti per chiamare i governi europei a rispondere della loro complicita’ nelle rendition e nella tortura’ – ha dichiarato Julia Hall, esperta di Amnesty International su controterrorismo e diritti umani.   Continua a leggere